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Di matematica ma non soltanto…

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Costituzione e scuola

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Cari colleghi,
[…] Siamo qui riuniti in questo convegno che si intitola alla Difesa della scuola. Perché difendiamo la scuola? Forse la scuola è in pericolo? Qual è la scuola che noi difendiamo? Qual è il pericolo che incombe sulla scuola che noi difendiamo? Può venire subito in mente che noi siamo riuniti per difendere la scuola laica. […] Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà […].

La scuola, come la vedo io, è un organo "costituzionale". […] Come voi sapete (tutti voi avrete letto la nostra Costituzione), nella seconda parte della Costituzione, quella che si intitola "l’ordinamento dello Stato", sono descritti quegli organi attraverso i quali si esprime la volontà del popolo. […] Ora, quando vi viene in mente di domandarvi quali sono gli organi costituzionali, a tutti voi verrà naturale la risposta: sono le Camere, la Camera dei deputati, il Senato, il presidente della Repubblica, la Magistratura: ma non vi verrà in mente di considerare fra questi organi anche la scuola, la quale invece è un organo vitale della democrazia come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue […].

La scuola, organo centrale della democrazia, perché serve a risolvere quello che secondo noi è il problema centrale della democrazia: la formazione della classe dirigente. La formazione della classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in Parlamento e discute e parla (e magari urla) che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. […].

Vedete, questa immagine è consacrata in un articolo della Costituzione, sia pure con una formula meno immaginosa. È l’art. 34, in cui è detto: "La scuola è aperta a tutti. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi". Questo è l’articolo più importante della nostra Costituzione. Bisogna rendersi conto del valore politico e sociale di questo articolo. […] La scuola è aperta a tutti. Lo Stato deve quindi costituire scuole ottime per ospitare tutti. Questo è scritto nell’art. 33 della Costituzione. La scuola di Stato, la scuola democratica, è una scuola che ha un carattere unitario, è la scuola di tutti, crea cittadini, non crea né cattolici, né protestanti, né marxisti. La scuola è l’espressione di un altro articolo della Costituzione: dell’art. 3: "Tutti i cittadini hanno parità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinione politica, di condizioni personali e sociali" […]

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci).Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. E allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.

Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: (1) ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. (2) Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. (3) Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico! Quest’ultimo è il metodo più pericoloso. È la fase più pericolosa di tutta l’operazione […]. Questo dunque è il punto, è il punto più pericoloso del metodo. Denaro di tutti i cittadini, di tutti i contribuenti, di tutti i credenti nelle diverse religioni, di tutti gli appartenenti ai diversi partiti, che invece viene destinato ad alimentare le scuole di una sola religione, di una sola setta, di un solo partito […].

Per prevedere questo pericolo, non ci voleva molta furberia. Durante la Costituente, a prevenirlo nell’art. 33 della Costituzione fu messa questa disposizione: "Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza onere per lo Stato". Come sapete questa formula nacque da un compromesso; e come tutte le formule nate da compromessi, offre il destro, oggi, ad interpretazioni sofistiche […]. Ma poi c’è un’altra questione che è venuta fuori, che dovrebbe permettere di raggirare la legge. Si tratta di ciò che noi giuristi chiamiamo la "frode alla legge", che è quel quid che i clienti chiedono ai causidici di pochi scrupoli, ai quali il cliente si rivolge per sapere come può violare la legge figurando di osservarla […]. E venuta così fuori l’idea dell’assegno familiare, dell’assegno familiare scolastico.

Il ministro dell’Istruzione al Congresso internazionale degli istituti familiari, disse: la scuola privata deve servire a "stimolare" al massimo le spese non statali per l’insegnamento, ma non bisogna escludere che anche lo Stato dia sussidi alle scuole private. Però aggiunse: pensate, se un padre vuol mandare il suo figliolo alla scuola privata, bisogna che paghi tasse. E questo padre è un cittadino che ha già pagato come contribuente la sua tassa per partecipare alla spesa che lo Stato eroga per le scuole pubbliche. Dunque questo povero padre deve pagare due volte la tassa. Allora a questo benemerito cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, per sollevarlo da questo doppio onere, si dà un assegno familiare. Chi vuol mandare un suo figlio alla scuola privata, si rivolge quindi allo Stato ed ha un sussidio, un assegno […].

Il mandare il proprio figlio alla scuola privata è un diritto, lo dice la Costituzione, ma è un diritto il farselo pagare? È un diritto che uno, se vuole, lo esercita, ma a proprie spese. Il cittadino che vuole mandare il figlio alla scuola privata, se la paghi, se no lo mandi alla scuola pubblica.

Per portare un paragone, nel campo della giustizia si potrebbe fare un discorso simile. Voi sapete come per ottenere giustizia ci sono i giudici pubblici; peraltro i cittadini, hanno diritto di fare decidere le loro controversie anche dagli arbitri. Ma l’arbitrato costa caro, spesso costa centinaia di migliaia di lire. Eppure non è mai venuto in mente a un cittadino, che preferisca ai giudici pubblici l’arbitrato, di rivolgersi allo Stato per chiedergli un sussidio allo scopo di pagarsi gli arbitri! […]. Dunque questo giuoco degli assegni familiari sarebbe, se fosse adottato, una specie di incitamento pagato a disertare le scuole dello Stato e quindi un modo indiretto di favorire certe scuole, un premio per chi manda i figli in certe scuole private dove si fabbricano non i cittadini e neanche i credenti in una certa religione, che può essere cosa rispettabile, ma si fabbricano gli elettori di un certo partito […].

Poi, nella riforma, c’è la questione della parità. L’art. 33 della Costituzione nel comma che si riferisce alla parità, dice: "La legge, nel fissare diritti ed obblighi della scuola non statale, che chiede la parità, deve assicurare ad essa piena libertà, un trattamento equipollente a quello delle scuole statali" […]

E c’è un altro pericolo: di lasciarsi vincere dallo scoramento. Ma non bisogna lasciarsi vincere dallo scoramento. Vedete, fu detto giustamente che chi vinse la guerra del 1918 fu la scuola media italiana, perché quei ragazzi, di cui le salme sono ancora sul Carso, uscivano dalle nostre scuole e dai nostri licei e dalle nostre università. Però guardate anche durante la Liberazione e la Resistenza che cosa è accaduto. È accaduto lo stesso. Ci sono stati professori e maestri che hanno dato esempi mirabili, dal carcere al martirio. Una maestra che per lunghi anni affrontò serenamente la galera fascista è qui tra noi. E tutti noi, vecchi insegnanti abbiamo nel cuore qualche nome di nostri studenti che hanno saputo resistere alle torture, che hanno dato il sangue per la libertà d’Italia. Pensiamo a questi ragazzi nostri che uscirono dalle nostre scuole e pensando a loro, non disperiamo dell’avvenire. Siamo fedeli alla Resistenza. Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la continuità della coscienza morale.

Roma 11 febbraio 1950

[Piero Calamandrei, pubblicato in Scuola democratica, periodico di battaglia per una nuova scuola, Roma, iv, suppl. al n. 2 del 20 marzo 1950, pp. 1-5]

Written by matemauro

20-10-2008 at 22:07

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Spigolature

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Spigolature

Da Brescia a Reggio Calabria per diventare avvocato

L’avvocato Mariastella Gelmini è diventata tale grazie a un esame di stato. La dottoressa in giurisprudenza Mariastella Gelmini si era laureata a Brescia. Sapete dove l’avvocato Mariastella Gelmini ha sostenuto l’esame di stato per diventare avvocato? A Reggio Calabria. Ohibò, direte voi… e perché?

Perché agli inizi di questo decennio le percentuali di ammessi all’orale nell’esame di stato variavano dal 30% del nord al 90% e oltre al sud (con Catanzaro che faceva la parte del leone: 2.295 ammessi su 2.301 candidati!). E l’avvocato Mariastella Gelmini così si giustifica: "La mia famiglia non poteva permettersi di mantenermi troppo a lungo agli studi, mio padre era un agricoltore. Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo superare l’esame per ottenere l’abilitazione alla professione".

Capito chi si riempie la bocca di parole come "meritocrazia", sì?

 


 

 La nuova enciclopedia arriva da Berlusconi

Gli uomini della Fininvest sono al lavoro per creare la prima enciclopedia in videoclip a livello mondiale. Il principale curatore è Andrea Pezzi, ex vj (videojockey) di Mtv, sotto la guida di tale Antonio Meneghetti. Ora vi chiederete chi sia costui: uno storico? un sociologo? un enciclopedista? Macché… è un ontologo. "Azz!" Direte voi… ma che è l’ontologia? E qui le cose si fanno difficiline assai, anche per uno come me, abituato a maneggiare paroloni… Ma la cosa più semplice, se avete voglia di farvi due, anzi quattro, ma che dico, migliaia di risate, è di andare a leggere il suo sito, questo qui.

Vi si legge che costui sa tutto di tutto, tutto vede e tutto comprende, è esperto di lingue antiche e moderne, suona l’organo e il pianoforte, è architetto, pittore, scultore, vetraio, stilista, pedagogo, ex-sacerdote, marito e padre (ma la moglie l’ha lasciato… e ti credo!), studioso di ostetricia, coltissimo in bibliofilia (sic!)… no, scusate, non continuo, se avete voglia e tempo di sbellicarvi dalle risate leggetevelo da soli.

Insomma, finalmente Berlusconi ha trovato il Leonardo moderno, quello che riscriverà l’umano scibile da capo a piedi. Altro che Diderot, D’Alembert, Voltaire, Rousseau ecc. Meneghetti è l’uomo nuovo!

Ah, ovviamente il progetto di Ovopedia (così si chiamerà l’enciclopedia) è molto apprezzato da Marcello Dell’Utri, quello che vuole revisionare "i libri di storia, ancor oggi caratterizzati dalla retorica della Resistenza"…

Per sapere tutta la storia, cliccate qui

 


 

Eluana e Terri

"Terri Schiavo suffered severe, irreversible brain damage that left that organ discolored and scarred, shriveled to half its normal size, and damaged in nearly all its regions, including the one responsible for vision, according to an autopsy report released yesterday. Although the meticulous postmortem examination could not determine the mental state of the Florida woman, who died March 31 after a judicial and legislative battle over her "right to die," it did establish the permanence of her physical condition."

Secondo il rapporto autoptico, reso noto ieri, il cervello di Terri Schiavo ha subito danni gravi e irreversibili, che hanno lasciato l’organo sbadito e sfregiato, ridotto a metà del volume normale e danneggiato in quasi ogni regione, compresa quella deputata alla visione. Sebbene la meticolosa analisi post-mortem non abbia potuto determinare lo stato mentale della donna della Florida, morta lo scorso 31 marzo dopo una lunga battaglia giudiziaria e legislativa sul suo "diritto a morire", essa ha stabilito l’irreversibilità delle sue condizioni fisiche.

(The Washington Post, washingtonpost.com, 16 giugno 2005)

 


 

Aggiornamento: per comprendere meglio l’insensatezza, ma anche la pericolosità del progetto Berlusconi-Dell’Utri-Meneghetti, si consulti anche questo link, che ho scoperto casualmente pochi minuti fa…

Written by matemauro

05-09-2008 at 14:39

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Maria Montessori

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Maria Montessori (Chiaravalle, 31 agosto 1870 – Noordwijk aan Zee, 6 maggio 1952) è stata una pedagogista, filosofa, medico, scienziata e femminista italiana.

Maria Montessori è stata una ragazza curiosa, determinata, dotata di non poco coraggio. Interessata agli studi scientifici, riuscì poco più che ventenne a iscriversi alla Facoltà di Medicina di Roma, ostacolata e malvista in un ambiente esclusivamente maschile. Si laurea nel 1896, prima donna italiana laureata in medicina. Sta tramontando l’epoca in cui le signore della borghesia camminavano in abiti lunghi e grandi cappelli piumati e Maria, bella e di una naturale eleganza, studia con passione e si lega a un gruppo di giovani psichiatri insieme ai quali mette a fuoco la situazione tragica dei bambini con handicap, chiamati allora "oligofrenici". Per cercare le soluzioni migliori, Maria si reca in Francia e in Inghilterra per studiare le opere di altri studiosi e capisce che l’educazione dei sensi è la via maestra per potenziare le capacità mentale.

Comincia a lavorare direttamente con i bambini svantaggiati, progettando materiali adatti a loro. Nel frattempo vive con il collega Montesano un’intensa relazione amorosa che però per una serie di impedimenti non può approdare al matrimonio. Nel ’98 nasce un bambino che non può tenere con sé per le convenienze sociali. Lo affida a una famiglia di fiducia in campagna: andrà a trovarlo sistematicamente, ma potrà riprenderlo con sé solo nel 1913, quando morirà sua madre.

Sul finire del 1906 l’ingegner Talamo, che aveva risanato palazzoni fatiscenti nel quartiere romano di San Lorenzo e temeva che bambini piccoli, abbandonati a se stessi – allora erano rari gli asili – distruggessero e rovinassero, le aveva proposto di creare per loro un luogo adatto, mettendole a disposizione un locale a piano terra di uno dei casamenti in via dei Marsi 58. Lei accetta con entusiasmo: dopo anni trascorsi a studiare ragazzini grandi in gravi difficoltà è curiosa di vedere come reagiscono i bambini piccoli sani: nasce così un’esperienza del tutto nuova. Non si mette a fare l’insegnante, ma osserva i bambini, scoprendo che sanno scegliere da soli e che si concentrano su ciò che fanno. Nessuno li sgrida e loro si aiutano spontaneamente; mostrano il piacere di rimettere a posto le cose, adorano le attività pratiche come lavare, spazzare, apparecchiare la tavola per il pranzo, ma anche le esperienze sensoriali e le lettere. Maria Montessori – ha detto un suo estimatore – osservava i bambini non con sentimentalismo, ma con attenzione scientifica per capire il funzionamento dei poteri della psiche umana.

È per lei l’inizio di un nuovo percorso: la Casa dei Bambini – come verrà chiamato quel luogo – attirerà educatori da tutto il mondo: è la scoperta di capacità infantili dai 2 ai 6 anni, fino ad allora ignorate. Nel giro di pochi anni lascia la professione di medico e comincia il lavoro di formazione degli adulti: perché i bambini mostrino le loro autentiche capacità occorrono maestri non aggressivi, non giudicanti, capaci di dare fiducia ai piccoli e di preparare un ambiente ricco di oggetti significativi, rispondenti alle età e alle abilità progressive dei bambini.

La nuova proposta educativa si diffonde a Roma, a Milano in scuole dei quartieri operai e della borghesia, e così all’estero: Olanda, Norvegia, Francia, Inghilterra, Svezia, Spagna, Russia, Stati Uniti, Sud America, in Asia. Ovunque, questa modalità educativa che rinuncia a esprimere giudizi, premi e castighi ma predispone con cura spazi di libertà accuratamente organizzati, produce gli stessi effetti: gli inquieti si calmano, i passivi si svegliano, rivelano comportamenti sociali inaspettati. Tra gli anni 20 e i 30 si aprono decine di scuole dai piccoli di tre anni fino ai licei, impostati sempre sulla libertà di scelta, autoeducazione, il senso di responsabilità, ma anche la rigorosa formazione degli insegnanti. Ovunque, però, non mancano attacchi sia da parte di talune forze cattoliche che da parte dei filosofi idealisti che dominano la scena; più tardi anche gli stalinisti si dimostreranno ostili: la libertà dei bambini, la loro elevata capacità di decidere, di agire criticamente e di pensare con la propria testa sono considerate evidentemente pericolose.

Lasciata l’Italia a causa dell’ostilità del fascismo, Maria trova ospitalità in Olanda, in Inghilterra e in Danimarca, dove svolge anche conferenze sul tema della pace e continua a ribadire che il mezzo basilare per costruirla è l’educazione, intesa come rispetto della vita, dei bambini fin dalla nascita. Per questo suo forte impegno nel 1949 e poi ancora nel 1950 verrà candidata al Nobel per la pace.

Oggi esistono in tutti i continenti centinaia di luoghi montessoriani: Nidi, Case dei Bambini, Scuole elementari e Medie, Centri di formazione per educatori, genitori e docenti, pubblicazione di riviste e bollettini, traduzioni in varie lingue dei suoi libri, congressi e seminari di studio. Una grande educatrice? Piuttosto una "robusta mente di scienziato" apprezzata da psicologi, etologi e antropologi, meno dai pedagogisti, più preoccupati di "plasmare" il bambino che di seguirlo nella sua conquista d’indipendenza e di libertà di pensiero.

Per dire dei successi del metodo montessoriano: i fondatori di tre tra i più grandi odierni protagonisti della scena di Internet, Google, Amazon e Wikipedia, debbono la loro straordinaria creatività proprio al metodo Montessori; i due padri di Google, Larry Page e Sergey Brin, il creatore di Amazon, Jeff Bezos, e “il dittatore benevolo” di Wikipedia, Jimmy Wales, sono tutti accomunati dall’aver  frequentato scuole montessoriane. In particolare Page e Brin hanno espressamente riconosciuto quanto fondamentale sia stato il ruolo della loro educazione montessoriana nella ideazione del celebre motore di ricerca e, successivamente, nella creazione di una gioiosa organizzazione, il cui motto è costituito dalla frase, apparentemente infantile, don’t be evil ("non essere malvagio").

In un’intervista rilasciata alla rivista on line Moment, Sergey Brin ha affermato che il segreto del metodo consiste nel lasciare liberi gli studenti di scegliere le attività da cui siano maggiormente interessati, promuovendo così le loro potenzialità creative. In analogia con il metodo Montessori, anche i dipendenti della grande G sono incoraggiati ad impiegare il venti per cento del loro orario di lavoro in progetti di propria ideazione. Anche l’autorevole rivista Science ha riconosciuto che, in base ai risultati di una recente e rigorosa ricerca, il metodo Montessori appare non solo adatto a sviluppare ottime capacità cognitive, ma anche a stimolare la creatività degli studenti e infondere loro sentimenti di correttezza e giustizia.

Written by matemauro

02-09-2008 at 15:47

Spigolature (bis)

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Spigolature

Ecco, lo sapevo… dopo la spigolatura di ieri, dove mi lamentavo perché non avevo idee, mi è arrivato un materiale che più succoso non potrebbe essere; grazie all’amica elenamaria sono venuto a conoscenza di un’ennesima sparata del ministro (?) Sacconi, secondo il quale "Fare il professore? Sempre meglio che lavorare!"

Ora, la massima non è nuova. È stata attribuita di volta in volta a Missiroli, a Montanelli, a Zucconi e si riferiva ai giornalisti. Fare politica per aforismi è la cosa più facile di questo mondo, e i berluscones, in questo, sono maestri. Va detto che un altro celebre aforisma potrebbe essere più efficacemente modificato in questo modo: "Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa insegnare, dirige. Chi non sa dirigere, fa il politico. Chi non sa fare il politico, lo elegge." Ma, per dirla tutta, che significa, come afferma Sacconi, "non tutti i professori sono competenti"? Quanti non lo sono? Chi lo ha stabilito e in base a quali parametri? E vogliamo allargare il raggio di simili domande? Quanti medici non sono competenti? Quanti idraulici, e quanti meccanici? E, domandone finale: quanti ministri non sono competenti?


E me ne viene un altra, di spigolatura, anche questa indice dei tempi che corrono.

L’aeroporto di Comiso (RG) "Pio La Torre" torna a chiamarsi "Vincenzo Magliocco", in onore del generale palermitano morto a Lekempti (Etiopia) nel 1936 durante la campagna d’Africa condotta da Mussolini. Dopo la targa stradale intestata a Garibaldi staccata dal muro dal sindaco di Capo D’Orlando (ME), un altro primo cittadino siciliano cancella un pezzo di memoria della storia siciliana scritta con il sangue da Pio La Torre, ucciso anche per avere portato centinaia di migliaia di persone a protestare contro l’istallazione dei missili americani Cruise nell’aeroporto di Comiso, nonché co-autore della legge che permette la confisca dei beni dei mafiosi arrestati. Allora, chi fu questo generale Vincenzo Magliocco, medaglia d’oro al valor militare, cui l’aeroporto fu intitolato ai tempi del fascismo? La risposta è che Magliocco fu un criminale di guerra. Nel senso che, se fosse sopravvissuto alla sconfitta del fascismo e se in Italia si fossero celebrati i processi ai responsabili delle atrocità belliche compiute in Etiopia (come in Libia, come nei Balcani, come in Grecia, come altrove), sarebbe stato certamente condannato per crimini di guerra. Infatti organizzò, comandò e, per quanto se ne sa, partecipò alla più grave violazione delle convenzioni internazionali compiuta nel periodo tra le due guerre mondiali: il bombardamento di militari e civili etiopi con i gas di iprite, fosgene e arsine, tassativamente proibiti dalla convenzione di Ginevra del 1925. Tanto per la storia.

Written by matemauro

31-08-2008 at 15:15

Pubblicato su cultura, scuola, spigolature, storia

Esame di maturità

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maturita

Sono cominciati ieri, come tutti sappiamo, gli esami di maturità. Ho dato una scorsa alle tracce proposte per la prova di italiano e (a parte le solite due cacchiate compiute dagli estensori) devo lamentare la solita grave mancanza: su 7 tracce, soltanto una, la 4 (Quale idea di scienza nello sviluppo tecnologico della società umana) riguarda strettamente l’ambito scientifico; continuiamo così…

Due parole in più le riservo invece per la prova di matematica per i licei scentifici:

– il problema 1 mi è sembrato abbastanza difficile, salvo forse il punto a)

– il problema 2 era un po’ tosto, effettivamente…

– la serie di 10 quesiti mi è piaciuta molto, alcuni sono davvero stimolanti; mi sorge il sospetto, però, che l’estensore frequenti il mio blog: la domanda 3 è molto simile a uno dei miei quiz (avrei voluto ritrovarlo per mettere il collegamento ma non lo trovo più ). Però devo fare un appunto al n. 1, che recita testualmente:

Si consideri la seguente proposizione: "Se due solidi hanno uguale volume, allora, tagliati da un fascio di piani paralleli, intercettano su di essi sezioni di uguale area". Si dica se essa è vera o falsa e si motivi esaurientemente la risposta.

Secondo me, manca una cosa, va aggiunto: e hanno la stessa altezza, altrimenti la proposizione è in genere chiaramente falsa ed è facilissimo trovare il controesempio (si prendano un cubo di lato l e un parallelepipedo di lati l x l/2 x 2l…). Che ne pensate?

Aggiornamento delle 23.45: neanche la correzione che ho scritto io va bene; si prendano due coni identici, ma rovesciati (uno con il vertice rivolto in alto, una con il vertice rivolto verso il basso); hanno stesso volume e stessa altezza, ma le sezioni intercettate da un fascio di piani paralleli non hanno certo la stessa area!

Altro aggiornamento: ho dato un’occhiata anche al testo della prova di matematica per le classi aderenti al PNI (Piano Nazionale per l’Informatica): decisamente migliori di quelle per le classi normali! E anche il n. 1 di cui sopra non c’è. Però non trovo nessun quesito afferente all’informatica… Mah!

Written by matemauro

19-06-2008 at 22:13

Pubblicato su matematica, maturità, scienza, scuola, vita

Donne

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Negli ultimi giorni ho letto molti post su diversi blog dedicati alla Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, celebrata ieri, e per la quale sabato a Roma si è svolta una affollata manifestazione.

Chi frequenta questo blog sa quanto io sia dalla parte delle donne, e non solo in quanto tali, ma perché sono sempre e comunque dalla parte degli oppressi, dei diseredati, dei violentati.

Però, visto che di donne si parla, permettetemi di ricordare quelle che, secondo il mio modesto parere, sono state le donne più importanti nella storia dell’umanità, o meglio, quelle che io ricordo con stima, ammirazione, affetto e tutto quello che volete.

Ma prima di tutto, una citazione per me assai significativa:

La donna, nel paradiso terrestre, ha morso il frutto dell’albero della conoscenza dieci minuti prima dell’uomo: da allora ha sempre conservato quei dieci minuti di vantaggio.
(Alphonse Karr)

E allora, le donne che ricordo (riporto alcune semplici note biografiche, per chi ne volesse sapere di più rimando alla solita Wikipedia):

  • Storia e politica

Eleonora d’Arborea (XIV secolo, sovrana del giudicato d’Arborea, promulgatrice della prima forma di Carta costituzionale)
Cristina (XVII secolo, regina di Svezia, protettrice delle arti e della filosofia)
Caterina II, detta La Grande (XVIII secolo, regina di Russia, illuminista, riformatrice del sistema giudiziario)
Dolores Ibárruri, detta La Pasionaria (1895-1989, comunista spagnola, conosciuta personalmente, forte donna di grande tensione morale)

  • Pittura

Frida Kahlo (1907-1954, pittrice messicana di origini ebraiche, spirito indipendente, passionale, anticonvenzionale)

  • Letteratura

Saffo (VII-VI secolo p.e.v., poetessa greca, cantrice lirica delle emozioni, dell’amore, delle passioni)
Anna Achmatova (1889-1966, poetessa – anche se lei rifiutava il termine, chiamandosi poeta – russa, delicata e nostalgica)
Sibilla Aleramo (1876-1960, scrittrice, femminista, pacifista e comunista)
Anna Frank (1929-1945, giovane ebrea tedesca rifugiata in Olanda con la famiglia, catturata dai tedeschi e morta in lager, autrice di un celebre Diario)

  • Scienza

Ipazia (IV-V secolo, matematica, astronoma e filosofa greca, pagana, trucidata da un gruppo di esaltati cristiani)
Marie Skłodowska Curie (1867-1934, scienziata francese nata polacca, vinse due premi Nobel, uno per la fisica e uno per la chimica, morì di leucemia causata dalle sue ricerche sui materiali radioattivi)
Rita Levi Montalcini (1909-vivente, studiosa del sistema nervoso, premio Nobel per la medicina nel 1989)

  • Musica

Edith Piaf (1915-1963, cantante francese, detta "passerotto", voce dolce e aggressiva insieme, cantante della joie de vivre)
Ella Fitzgerald (1917-1996, cantante statunitense – con un’estensone vocale di tre ottave! -, spaziava dallo swing al bebop, dal blues alla bossa nova al samba, dal gospel al calypso)
Mina (1940-vivente, cantante italiana con un’estensione vocale simile a quella della Fitzgerald, interprete formidabile delle più belle canzoni italiane e straniere)
Joan Baez (1941-vivente, cantante folk statunitense, impegnata da sempre per la pace e i diritti civili)

  • Cinema

Marilyn Monroe (1926-1962, attrice statunitense, me ne sono innamorato vedendola in Niagara)
Ingrid Bergman (1915-1982, attrice svedese, fantastica in Casablanca e in Per chi suona la campana)
Anna Magnani (1908-1973, attrice italiana, basta citare Roma città aperta…)

  • Altri settori

Maria Montessori (1870-1952, pedagogista, medico, femminista)
Tina Modotti (1896-1942, fotografa, comunista, a lei Pablo Neruda ha dedicato un epitaffio stupendo, lo posterò prossimamente)
Florence Nightingale (1820-1910, propugnatrice di un moderno sistema infermieristico, contribuì alla nascita dei servizi sociali inglesi)

Può darsi che ne abbia dimenticata qualcuna, ma questo post era soltanto per riconfermare quanto dico nella colonnina del "Amo…".

Written by matemauro

26-11-2007 at 16:08

Riassunto di una (mezza) vita – parte seconda: le scuole

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Proseguendo nella narrazione della mia (mezza) vita, oggi presenterò le scuole che ho frequentato (sperando di ricordarle tutte !).

E cominciamo, naturalmente dalle elementari (no, la materna non l’ho fatta, ai miei tempi non usava…).

Questa

Garibaldi

è la scuola elementare "Garibaldi", in via Mondovì, dove ho frequentato la I e la II elementare; per quanto riguarda la III e la IV, dato che ero a Jánské Lázně, come ricordato nel post precedente, studiavo da solo e poi davo gli esami da privatista.

Della I elementare ricordo la maestra, Rosa, siciliana cattolicissima, che mi obbligava a recitare la preghiera mattutina anche se i miei le avevano detto che eravamo atei e che non ero battezzato! La fatica che feci per imparare padrenostro e avemaria può essere paragonata solo a quella che mi è costata per capire la teoria della relatività generale!

In II invece invece ebbi un maestro (del quale purtroppo non ricordo il cognome, forse Cipriani ma potrei sbagliare), fascistissimo fino al midollo, ma molto umano e simpatico; durante l’esame di III tentava di convincermi che il fascismo aveva fatto del bene per l’Italia ripetendo "ma le paludi pontine"… e io che ancora ingenuo rispondevo: "beh, in vent’anni solo quello di buono?".

Invece sempre lo stesso maestro mi tese il classico tranello durante l’esame di IV; la sua domanda conclusiva fu "Allora Mauro, l’ultima domanda: di che colore era il cavallo bianco di Carlo Magno?" e io feci scena muta! Lo so, sembra una barzelletta, ma è successo veramente… all’epoca ero un  po’ gnocco (adesso, invece…). Ovviamente era uno scherzo, del quale parlò con i miei alla fine dell’esame ridendoci su; tanto per dire che nonostante fosse fascista era assai simpatico.

La V elementare i miei decisero di non farmela fare da privatista (pensando all’esame di licenza) e così mi fecero frequentare a partire da marzo questa scuola:

Piemonte 1

Trattasi della "Principe di Piemonte", situata su una collinetta di fronte alla basilica di S. Paolo, a Ostiense.

Era una scuola bellissima, aule praticamente all’aperto (se ne intravvede qualcuna), circondate da una marea di verde, sembrava di fare lezione in mezzo a un bosco! (Ovviamente avendo io frequentato da marzo in poi, non so che freddo facesse prima!)

L’ingresso dal quale entravamo era su via Ostiense:

Piemonte 2

c’era una lunga scalinata (coperta) per arrivare in cima alla collina dov’era posta la scuola.

Di quei quattro mesi ricordo soltanto che dovevamo essere in 20, perché per l’esame dovevamo portare ognuno una ricerca su una regione italiana, e siccome ormai erano state tutte assegnate, a me toccò un "doppione", il Lazio. Ricordo ai più "piccoli" che all’epoca le regioni erano 19, l’Abruzzo faceva ancora regione con il Molise.

…Ma che dico che è l’unico ricordo…! Rammento anche il mio primo amore di decenne: si chiamava Emiliana Ticchioni… era bellissima (ai miei occhi), bruna e formosetta per la sua età. Non mi dichiarai mai…

Dopo l’esame di licenza elementare, passai alle medie, e la I classe la frequentai qui:

Pascoli

È la "G. Pascoli", in via Illiria. Qui ho frequentato la I media e i primi mesi della II, poi ci siamo trasferiti di nuovo a Praga, e così l’esame di II media l’ho dato da privatista e analogamente quello di licenza media. Della I media ricordo la professoressa di italiano, latino, storia e geografia; si chiamava Angarano, siciliana, esigente, tostissima, dava un sacco di cose da imparare a memoria e ancora le ricordo!

Qui davvero ho della frequentazione un unico ricordo: una riunione generale di tutti gli alunni in palestra (ci dovevano essere stati dei problemi disciplinari, credo), con il preside che parlava di disciplina, ordine e – forse – dio, patria e famiglia ; ricordo solo che a me (cresciuto in una famiglia comunista, tollerante, libertaria) quel discorso fece venire un tale accesso di risa che dovetti fingere un attacco di tosse per evitare di farmi scoprire ed essere espulso da tutte le scuole del regno (come si diceva una volta…)!

Dopo le medie i miei decisero che non era più il caso di studiare da privatista e così mi iscrissero al liceo scientifico "Cavour":

Cavour

Il portone verde, pur non essendo l’ingresso principale, era quello dal quale entravamo.

All’epoca era uno dei migliori licei di Roma, e i miei chiesero espressamente (all’epoca si poteva…) che fossi inserito in una sezione che conoscevano perché amici avevano frequentato lo stesso liceo. Fu così che finii nella sezione C, la più dura, quella però con i migliori insegnanti.

Del primo biennio ricordo una dolcissima professoressa di lettere, anziana, e quella di matematica, giovane e bella, tanto che le sbavavamo tutti addosso (ah, sì, la classe era solo maschile! All’epoca usava…): figurarsi, maschi di 14/15 anni, foruncolosi e con gli ormoni in ebollizione! Comunque in II la sostituimmo molto volentieri, nel nostro immaginario collettivo, con la supplente di disegno: una ragazza appena laureata, avrà avuto 24-25 anni (quasi tutti gli altri professori erano oltre i 50), bionda, bellissima insomma! E poi parlava sempre di "schizzi" da fare! Vi potete immaginare le risatine e i commenti tra di noi…

Ricordi molto più vivi li ho del triennio: intanto il bar vicino al liceo:

Bar Oppio

Adesso è enorme, fatto per i turisti che da lì ammirano il Colosseo (è proprio davanti), ma allora era un buchetto con appena due entrate. È stato il bar dei primi caffè, delle prime partite a flipper (per i più giovani: non elettronico, ma puramente meccanico!), delle prime sigarette (comprate sciolte, ché all’epoca si poteva: Nazionali Super Esportazione con filtro, ricordo!)…

E poi il parco del colle Oppio

Colle Oppio

dove passavamo le mattine a chiacchierare prima di entrare, e uscendo invece qualche volta a giocare a pallone; anzi ricordo che qui insegnai ai miei compagni di classe a giocare a baseball: pallina da tennis, basi disegnate sulla terra e mazze ricavate da rami di alberi caduti (senza guantoni, ovviamente)!

Era anche il posto dove andavamo quando facevamo sega (NOTA PER I NON ROMANI: "fare sega" vuol dire "bigiare", non equivocate!). Io, a dire la verità ne ricordo poche… sarà che tutto sommato la scuola mi è sempre piaciuta…

In IV poi la grande novità: arrivarono le ragazze! Vennero accorpate nella nostra classe le ragazze provenienti dalla sezione L. Non ci crederete: erano (ai nostri occhi) tutte cozze mostruose… Invece poi… addirittura tre di noi ragazzi si sono sposati le ex compagne di classe! La più caruccia secondo me era Lia Fiore, della quale mi innamorai, ma lei era innamorata di un altro (e una!). 

Dei professori del triennio rammento

  • Favino, di storia e filosofia, grande personaggio da Foggia (sue frasi tipiche: "Da coscia nasce coscia e il tempo tutte le governa", "Antonetti, io due ti metto!"); mi ha fatto amare Socrate e Aristotele e odiare Platone; è stato l’unico insegnante mai da me avuto che abbia avuto il coraggio di rimandarmi a settembre (in storia in III e in storia e filosofia in IV)
  • l’Anzillotta di matematica e fisica (quella che me le ha fatte amare e che mi ha spinto a prendere appunto matematica all’università)
  • la Finzi di inglese, ebrea scampata ad Auschwitz, grandissima persona.

E finalmente, nel 1970, dopo la maturità, superata col sesto voto della classe (tutta colpa della professoressa di italiano e latino… sennò il 60 non me lo levava nessuno…), l’Università: l’unica che all’epoca c’era a Roma, oggi "La Sapienza":

Minerva

Questo era lo spettacolo che si presentava entrando dall’ingresso principale, ma io entravo invece qui, da via De Lollis:

De Lollis

perché l’istituto di Matematica era proprio lì dietro:

Matematica

questo è l’ingresso principale, che però ai miei tempi era chiuso, noi entravamo dal lato sinistro, però quell’ingresso oggi è murato!

Altri luoghi universitari che frequentavo:

Vicenza

questa era la sede staccata di via Vicenza, dove ho frequentato quasi tutti i corsi del secondo biennio. Purtroppo è in fase di ristrutturazione, perciò non si vede nulla, comunque era un palazzo vetro e cemento. In basso a sinistra il bar da tutti frequentato.

Lettere

Questa è la Facoltà di Lettere e filosofia, dove frequentavo i corsi di ceco (per non perdere l’abitudine a parlare la lingua)

Fisica

Questo è il vecchio Istituto di Fisica (adesso ne hanno fatto uno nuovo), del quale frequentavo la biblioteca… no! mica per studiare, che vi credete? Lì ho imparato a giocare al nobile gioco del bridge (grazie a Rino Gaetano per la dotta citazione…)! Facevamo partite interminabili e anche tornei; eravamo diventati pure bravini, avevamo fatto una squadra, due matematici e due fisici, partecipando con onore pure a qualche torneo ufficiale. Mi dicono che adesso in biblioteca di Fisica vanno più gli scacchi… anche queste sono mode!

Dopolavoro

Questo è il dopolavoro dell’Università, dove talvolta andavamo a mangiare a pranzo e anche a fare lunghe partite a boccette.

La foto purtroppo è bruttissima, causa sole frontale.

Casa dello studente

E questa era la mensa della Casa dello studente, dove andavamo anche qui talvolta a pranzo, anche questa in fase di ristrutturazione…

Medicina legale

Infine questo è l’Istituto di medicina legale; sicuramente vi starete chiedendo cosa c’entra con Matematica… nulla, se non che la sorella del mio miglior amico a Matematica (della quale ero innamorato) frequentava medicina e mi chiese se la potessi accompagnare a seguire un’autopsia, perché aveva paura di svenire; io che ai tempi del liceo non sapevo se avrei preso matematica, fisica o medicina, dissi di sì e così ho anche seguito un paio di autopsie… Ah, lei non è svenuta e io neppure, ma tra noi non è nato nulla, lei era innamorata di un altro (e due! e non mi dite "come al solito", lo so, lo so…).

Mancherebbe, se i miei ricordi sono giusti, soltanto una scuola frequentata casualmente per qualche mese a Praga, ma non ricordo neanche dove fosse, figurarsi trovare una foto…

Queste foto le ho scattate tutte durante il pomeriggio di ieri; tornare all’Università è stata un’emozione particolare, non ci mettevo piede dal 1980, mi pare. Inizialmente pensavo di fotografare soltanto l’Istituto di Matematica, poi pian pianino mi sono tornati in mente anche gli altri luoghi che avevo frequentato. Invece le altre scuole non mi hanno suscitato sensazioni particolari, chissà perché?

Written by matemauro

21-09-2007 at 01:20

Pubblicato su la mia mezza vita, roma, scuola

Letteratura online

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Mi sono messo a cercare, nel primo pomeriggio, una versione online delle opere di Shakespeare in italiano; cercavo soprattutto una versione dell’Amleto, che non ho più in forma cartacea, dati numerosi traslochi/trasferimenti negli utlimi anni.

Ebbene, ci credereste?, non ne ho trovata nessuna! Ho trovato varie versioni in inglese (mava’?), francese e tedesco (comprensibile, lingue culturalmente solide), finlandese (addirittura!) e nien-te-po-po-di-me-no-ché catalano (questa non me l’aspettavo proprio!), ma italiano nisba, niet, nothing, nic, rien ecc. ecc.

Allora mi sono posto una domanda: l’Italia non è mai stata considerata, almeno negli ultimi 50 anni (non vado indietro, perché prima, da Galilei a Fermi…) un paese avanzato dal punto di vista scientifico/tecnologico, eravamo invece un paese notoriamente dedito alle discipline umanistiche (e anche su questo aspetto del problema, prima o poi toccherà fare una bel discorso alla C.P. Snow, Le due culture, ma per ora glissiamo…). Ora, se in rete non si trova neanche un brandello di Shakespeare in italiano (beh, qualche brandello si trova, ma una decina/ventina di versi, non di più) questo cosa vuol dire?

Vuol dire che stiamo arretrando anche sul fronte delle discipline umanistiche, che quello che era un nostro punto di forza nel mondo culturale sta diventando (se già non lo è) un ulteriore punto di debolezza.

Chi dobbiamo ringraziare per questo stato di cose? In primis, la scuola, certo (insegnanti più preoccupati, in parte giustamente, del proprio stipendio e delle proprie condizioni di lavoro che dela loro mission – che bella parola! -, l’insegnamento), in secundis, la televisione (più peoccupata delle porzioni di tette e culi da propinare al pubblico – anche qui, la mission, qual è? – e perciò, forzosamente, del mero introito pubblicitario, che di altro), e poi? Il ceto politico, certo, più preoccupato del proprio cadreghino che della sua mission, il bene comune.

Ma qualche dannato ente/organizzazione/cristo che abbia come mission quella di diffondere cultura, proprio non c’è?

Non ho risposte, mi spiace, sono confuso anch’io in questo momento. Istintivamente mi verrebbe da dire: chiunque di noi, ognuno per la sua parte, dovrebbe contribuire a diffondere cultura. E così, appena potrò, mi metterò a ricercare le mie Opere di Shakespeare (chisà dove saranno finite!), farò una bella scannerizzazione e le metterò in rete. Oplà!

Sarà sufficiente? Un granello nel deserto, una goccia in un oceano? Non lo so, e poco mi importa; la mia coscienza sarà a posto.

Dibattito aperto. Altre soluzioni?

Written by matemauro

26-08-2007 at 15:52