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Riassunto di una (mezza) vita – parte seconda: le scuole

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Proseguendo nella narrazione della mia (mezza) vita, oggi presenterò le scuole che ho frequentato (sperando di ricordarle tutte !).

E cominciamo, naturalmente dalle elementari (no, la materna non l’ho fatta, ai miei tempi non usava…).

Questa

Garibaldi

è la scuola elementare "Garibaldi", in via Mondovì, dove ho frequentato la I e la II elementare; per quanto riguarda la III e la IV, dato che ero a Jánské Lázně, come ricordato nel post precedente, studiavo da solo e poi davo gli esami da privatista.

Della I elementare ricordo la maestra, Rosa, siciliana cattolicissima, che mi obbligava a recitare la preghiera mattutina anche se i miei le avevano detto che eravamo atei e che non ero battezzato! La fatica che feci per imparare padrenostro e avemaria può essere paragonata solo a quella che mi è costata per capire la teoria della relatività generale!

In II invece invece ebbi un maestro (del quale purtroppo non ricordo il cognome, forse Cipriani ma potrei sbagliare), fascistissimo fino al midollo, ma molto umano e simpatico; durante l’esame di III tentava di convincermi che il fascismo aveva fatto del bene per l’Italia ripetendo "ma le paludi pontine"… e io che ancora ingenuo rispondevo: "beh, in vent’anni solo quello di buono?".

Invece sempre lo stesso maestro mi tese il classico tranello durante l’esame di IV; la sua domanda conclusiva fu "Allora Mauro, l’ultima domanda: di che colore era il cavallo bianco di Carlo Magno?" e io feci scena muta! Lo so, sembra una barzelletta, ma è successo veramente… all’epoca ero un  po’ gnocco (adesso, invece…). Ovviamente era uno scherzo, del quale parlò con i miei alla fine dell’esame ridendoci su; tanto per dire che nonostante fosse fascista era assai simpatico.

La V elementare i miei decisero di non farmela fare da privatista (pensando all’esame di licenza) e così mi fecero frequentare a partire da marzo questa scuola:

Piemonte 1

Trattasi della "Principe di Piemonte", situata su una collinetta di fronte alla basilica di S. Paolo, a Ostiense.

Era una scuola bellissima, aule praticamente all’aperto (se ne intravvede qualcuna), circondate da una marea di verde, sembrava di fare lezione in mezzo a un bosco! (Ovviamente avendo io frequentato da marzo in poi, non so che freddo facesse prima!)

L’ingresso dal quale entravamo era su via Ostiense:

Piemonte 2

c’era una lunga scalinata (coperta) per arrivare in cima alla collina dov’era posta la scuola.

Di quei quattro mesi ricordo soltanto che dovevamo essere in 20, perché per l’esame dovevamo portare ognuno una ricerca su una regione italiana, e siccome ormai erano state tutte assegnate, a me toccò un "doppione", il Lazio. Ricordo ai più "piccoli" che all’epoca le regioni erano 19, l’Abruzzo faceva ancora regione con il Molise.

…Ma che dico che è l’unico ricordo…! Rammento anche il mio primo amore di decenne: si chiamava Emiliana Ticchioni… era bellissima (ai miei occhi), bruna e formosetta per la sua età. Non mi dichiarai mai…

Dopo l’esame di licenza elementare, passai alle medie, e la I classe la frequentai qui:

Pascoli

È la "G. Pascoli", in via Illiria. Qui ho frequentato la I media e i primi mesi della II, poi ci siamo trasferiti di nuovo a Praga, e così l’esame di II media l’ho dato da privatista e analogamente quello di licenza media. Della I media ricordo la professoressa di italiano, latino, storia e geografia; si chiamava Angarano, siciliana, esigente, tostissima, dava un sacco di cose da imparare a memoria e ancora le ricordo!

Qui davvero ho della frequentazione un unico ricordo: una riunione generale di tutti gli alunni in palestra (ci dovevano essere stati dei problemi disciplinari, credo), con il preside che parlava di disciplina, ordine e – forse – dio, patria e famiglia ; ricordo solo che a me (cresciuto in una famiglia comunista, tollerante, libertaria) quel discorso fece venire un tale accesso di risa che dovetti fingere un attacco di tosse per evitare di farmi scoprire ed essere espulso da tutte le scuole del regno (come si diceva una volta…)!

Dopo le medie i miei decisero che non era più il caso di studiare da privatista e così mi iscrissero al liceo scientifico "Cavour":

Cavour

Il portone verde, pur non essendo l’ingresso principale, era quello dal quale entravamo.

All’epoca era uno dei migliori licei di Roma, e i miei chiesero espressamente (all’epoca si poteva…) che fossi inserito in una sezione che conoscevano perché amici avevano frequentato lo stesso liceo. Fu così che finii nella sezione C, la più dura, quella però con i migliori insegnanti.

Del primo biennio ricordo una dolcissima professoressa di lettere, anziana, e quella di matematica, giovane e bella, tanto che le sbavavamo tutti addosso (ah, sì, la classe era solo maschile! All’epoca usava…): figurarsi, maschi di 14/15 anni, foruncolosi e con gli ormoni in ebollizione! Comunque in II la sostituimmo molto volentieri, nel nostro immaginario collettivo, con la supplente di disegno: una ragazza appena laureata, avrà avuto 24-25 anni (quasi tutti gli altri professori erano oltre i 50), bionda, bellissima insomma! E poi parlava sempre di "schizzi" da fare! Vi potete immaginare le risatine e i commenti tra di noi…

Ricordi molto più vivi li ho del triennio: intanto il bar vicino al liceo:

Bar Oppio

Adesso è enorme, fatto per i turisti che da lì ammirano il Colosseo (è proprio davanti), ma allora era un buchetto con appena due entrate. È stato il bar dei primi caffè, delle prime partite a flipper (per i più giovani: non elettronico, ma puramente meccanico!), delle prime sigarette (comprate sciolte, ché all’epoca si poteva: Nazionali Super Esportazione con filtro, ricordo!)…

E poi il parco del colle Oppio

Colle Oppio

dove passavamo le mattine a chiacchierare prima di entrare, e uscendo invece qualche volta a giocare a pallone; anzi ricordo che qui insegnai ai miei compagni di classe a giocare a baseball: pallina da tennis, basi disegnate sulla terra e mazze ricavate da rami di alberi caduti (senza guantoni, ovviamente)!

Era anche il posto dove andavamo quando facevamo sega (NOTA PER I NON ROMANI: "fare sega" vuol dire "bigiare", non equivocate!). Io, a dire la verità ne ricordo poche… sarà che tutto sommato la scuola mi è sempre piaciuta…

In IV poi la grande novità: arrivarono le ragazze! Vennero accorpate nella nostra classe le ragazze provenienti dalla sezione L. Non ci crederete: erano (ai nostri occhi) tutte cozze mostruose… Invece poi… addirittura tre di noi ragazzi si sono sposati le ex compagne di classe! La più caruccia secondo me era Lia Fiore, della quale mi innamorai, ma lei era innamorata di un altro (e una!). 

Dei professori del triennio rammento

  • Favino, di storia e filosofia, grande personaggio da Foggia (sue frasi tipiche: "Da coscia nasce coscia e il tempo tutte le governa", "Antonetti, io due ti metto!"); mi ha fatto amare Socrate e Aristotele e odiare Platone; è stato l’unico insegnante mai da me avuto che abbia avuto il coraggio di rimandarmi a settembre (in storia in III e in storia e filosofia in IV)
  • l’Anzillotta di matematica e fisica (quella che me le ha fatte amare e che mi ha spinto a prendere appunto matematica all’università)
  • la Finzi di inglese, ebrea scampata ad Auschwitz, grandissima persona.

E finalmente, nel 1970, dopo la maturità, superata col sesto voto della classe (tutta colpa della professoressa di italiano e latino… sennò il 60 non me lo levava nessuno…), l’Università: l’unica che all’epoca c’era a Roma, oggi "La Sapienza":

Minerva

Questo era lo spettacolo che si presentava entrando dall’ingresso principale, ma io entravo invece qui, da via De Lollis:

De Lollis

perché l’istituto di Matematica era proprio lì dietro:

Matematica

questo è l’ingresso principale, che però ai miei tempi era chiuso, noi entravamo dal lato sinistro, però quell’ingresso oggi è murato!

Altri luoghi universitari che frequentavo:

Vicenza

questa era la sede staccata di via Vicenza, dove ho frequentato quasi tutti i corsi del secondo biennio. Purtroppo è in fase di ristrutturazione, perciò non si vede nulla, comunque era un palazzo vetro e cemento. In basso a sinistra il bar da tutti frequentato.

Lettere

Questa è la Facoltà di Lettere e filosofia, dove frequentavo i corsi di ceco (per non perdere l’abitudine a parlare la lingua)

Fisica

Questo è il vecchio Istituto di Fisica (adesso ne hanno fatto uno nuovo), del quale frequentavo la biblioteca… no! mica per studiare, che vi credete? Lì ho imparato a giocare al nobile gioco del bridge (grazie a Rino Gaetano per la dotta citazione…)! Facevamo partite interminabili e anche tornei; eravamo diventati pure bravini, avevamo fatto una squadra, due matematici e due fisici, partecipando con onore pure a qualche torneo ufficiale. Mi dicono che adesso in biblioteca di Fisica vanno più gli scacchi… anche queste sono mode!

Dopolavoro

Questo è il dopolavoro dell’Università, dove talvolta andavamo a mangiare a pranzo e anche a fare lunghe partite a boccette.

La foto purtroppo è bruttissima, causa sole frontale.

Casa dello studente

E questa era la mensa della Casa dello studente, dove andavamo anche qui talvolta a pranzo, anche questa in fase di ristrutturazione…

Medicina legale

Infine questo è l’Istituto di medicina legale; sicuramente vi starete chiedendo cosa c’entra con Matematica… nulla, se non che la sorella del mio miglior amico a Matematica (della quale ero innamorato) frequentava medicina e mi chiese se la potessi accompagnare a seguire un’autopsia, perché aveva paura di svenire; io che ai tempi del liceo non sapevo se avrei preso matematica, fisica o medicina, dissi di sì e così ho anche seguito un paio di autopsie… Ah, lei non è svenuta e io neppure, ma tra noi non è nato nulla, lei era innamorata di un altro (e due! e non mi dite "come al solito", lo so, lo so…).

Mancherebbe, se i miei ricordi sono giusti, soltanto una scuola frequentata casualmente per qualche mese a Praga, ma non ricordo neanche dove fosse, figurarsi trovare una foto…

Queste foto le ho scattate tutte durante il pomeriggio di ieri; tornare all’Università è stata un’emozione particolare, non ci mettevo piede dal 1980, mi pare. Inizialmente pensavo di fotografare soltanto l’Istituto di Matematica, poi pian pianino mi sono tornati in mente anche gli altri luoghi che avevo frequentato. Invece le altre scuole non mi hanno suscitato sensazioni particolari, chissà perché?

Written by matemauro

21-09-2007 at 01:20

Pubblicato su la mia mezza vita, roma, scuola

Riassunto di una (mezza) vita – parte prima: le abitazioni

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ATTENZIONE: post in lavorazione…

Si sta avvicinando il mio 56° compleanno; qualcuno mi ha chiesto un bilancio della mia vita, ma non ho nessuna intenzione di farlo: i bilanci si fanno a fine esercizio, e io conto di superare i 100 anni…

Farò perciò non un bilancio, ma un riassunto delle mie esperienze, e lo farò certo fra me e me, perché "è robbba mia"…

Però qualcuna delle mie esperienze la voglio anche condividere con quei pochi che frequentano e apprezzano questo blogghino…

Una parte delle esperienze, mie come di tutti, è rappresentata dalle case nelle quali abbiamo abitato.
Questo post sarà perciò dedicato ai luoghi nei quali ho vissuto.

E cominciamo da dove sono nato (anzi, visto che anagraficamente sono nato al Policlinico ‘Umberto I’, dalla casa nella quale abitavano i miei…); si trova a Roma, in Piazza Ragusa:

Ragusa

Palazzone di nove piani, con ascensore spesso guasto, sicché la povera mammina, spesso, dopo avermi portato a passeggio, si sciroppava nove piani a piedi con carrozzina annessa… e le carrozzine di quando sono nato io mica erano alluminio e plastica, leggere come quelle di oggi…

Dopo un po’ di tempo, ci siamo trasferiti, non lontano da piazza Ragusa. Mio nonno materno possedeva un pezzettino di terreno in via della Caffarelletta, proprio di fronte al parco dell’Appia Antica, aria buona e pura… e siccome mio nonno era mastro muratore ("Mastro Umberto") era naturale che la casetta se la costruisse da solo, mattone su mattone:

Caffarelletta

È l’abitazione alla quale sono più legato, dato che lì ho passato tutta la mia infanzia. Certo adesso è ridotta male, fatiscente… d’altronde non è più nostra, purtroppo!

Erano tre stanze (meglio, stanzine), ma aveva un giardino davanti che mio nonno curava come la luce dei suoi occhi, la vasca dei pesci rossi, un piccolo gazebo fronzuto che d’estate era un toccasana e nella parte posteriore un cortiletto sotto un fico che dava certi fichi ottobrini… giuro che ne ho ancora il sapore in bocca… in quel cortile, nel quale nonno aveva costruito un tavolino in cemento e tassellini di marmo, ho studiato per quasi tutti gli anni delle elementari e parte delle medie.

Nello stesso periodo, avevo però abitato, di tempo in tempo, anche qui:

janske lazne

Si tratta del paesino di Jánské Lázně, nel nord di quella che era la Cecoslovacchia, ora nella Repubblica Ceca (brevemente Cechia). È una stazione termale, che negli anni 50 e 60 serviva da sanatorio per curare gli effetti della poliomielite, malattia di cui mi ero ammalato a 10 mesi.Prima di andare in ospedale, però, con i miei avevamo abitato per un certo tempo a Praga, presso l’Hotel Ambassador:

ambassador
Quando frequentavo la prima media ci siamo poi trasferiti di nuovo, sempre non lontano, stavolta in via Platina:

Platina

La palazzina è quella frontale, nella quale stanno facendo dei lavori. Non ci siamo rimasti molto, purtroppo, perché in parte per problemi di lavoro di mio padre, in parte perché io dovevo tornare in Cecoslovacchia per curarmi, l’abbiamo dovuta lasciare…

E così ci siamo trasferiti e siamo andati ad abitare qui:

uvalska

(Praga, Úvalská). Purtroppo non ho trovato una foto del palazzo, perciò inserisco una veduta dall’alto…), e poi qui:

pocernicka

(Praga, Počernická). Questo succedeva fino a quando ho iniziato il liceo. A quel punto non potevo più passare l’autunno/inverno a Praga e l’estate a Roma, dando gli esami da privatista, perciò abbiamo cercato casa a Roma e siamo venuti ad abitare qui, in via Annia, al Celio:

Annia

quando frequentavo la scuola, mentre d’estate abitavo qui:

krc
È un ospedale di Praga, quello nel quale continuavo le mie cure.

La casa di via Annia è stata la mia casa per 12 anni, gli anni dell’adolescenza, del liceo, dell’Università, dei primi innamamoramenti, della convivenza con la prima moglie (breve, ahimè), della nascita della prima figlia; insieme a quella della Caffarelletta è quella che ricordo con più piacere…

E poi, nell’80, la decisione, insieme alla mia compagna di allora, che sarebbe poi diventata la mia seconda moglie, di andare a viviere insieme, qui:

Spinaceto

(Roma, Spinaceto; ricordate il film di Moretti, Caro Diario, con lui che scorazza in vespone… ecco, lì!). Fino al 2001, quando mi sono separato dalla seconda moglie con la quale nel frattempo avevo avuto due tesori di figli…

Le successive due abitazioni sono state a Santa Marinella, nei pressi di Roma; posterò le foto appena avrò avuto occasione di farle…

E infine l’abitazione attuale, che sono certo che non sarà l’ultima, in via Fiorini:

Fiorini

Written by matemauro

15-09-2007 at 13:43