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Di matematica ma non soltanto…

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L’ultimo sonetto sull’Iliade

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scrofa

’A morale

’Nzomma, se parla de ggenti ammazzate,
de corna, de vendette e tradimenti,
de case ’n fiamme e donne violentate
e de proggetti de novi armamenti.

Però, me risovvie’… stateme a senti’:
nun zo’ le stesse notizie presenti
su ’gni giornale o trasmesse nei tiggì
ogni giorno da le varie emittenti?

E lì ereno scusati, staveno ’n guera,
ma oggi? Semo o no tutti fratelli?
E ’nvece s’useno bombe e cortelli

’mpegnati a manna’ tutti sottotera.
Sicché, e vve lo dico senza gioia:
semo tutti ’n po’… fiji de Troia!

La morale

Insomma, si parla di persone ammazzate,
di corna, di vendette e tradimenti,
di case in fiamme e donne violentate
e di progetti di nuovi armamenti.

Però, mi viene in mente… statemi a sentire:
non sono le stesse notizie presenti
su ogni giornale o trasmesse nei t.g.
ogni giorno dalle varie emittenti?

E allora erano scusati, erano in guerra,
ma oggi? Siamo o no tutti fratelli?
E invece si usano bombe e coltelli

impegnati a mandare tutti sottoterra.
Sicché, e ve lo dico senza gioia:
siamo tutti un po’… figli di Troia!

Written by matemauro

03-01-2010 at 10:51

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Il cavallo di Troia

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Cavallo_di_Troia_Ikea

La fine de la guera
 
Dopo diec’anni se combatteva ancora
e gnisuno pijava er sopravvento,
finché Ulisse escramò, tutto contento:
“Regazzi’, stateme a senti’! Allora,

famo ’n cavallo finto e in cento
c’entramo drento. Dopo, a ’na cert’ora,
s’esce pe’ mannalli a la malora, 
’sti troiani!” L’idea fu ’n portento.

Quelli poracci, presi a la sprovvista,
nun c’ebbero più ’n attimo de pace;
Cassandra, che pure era ’n po’ marvista,

fu violentata da ’n greco, Aiace,
che finì com’a Natale ’n cappone,
ammazzato da Atena e Posidone.
 
La fine della guerra
 
Dopo dieci anni si combatteva ancora
e nessuno prendeva il sopravvento,
finché Ulisse esclamò, tutto contento:
“Ragazzi, statemi a sentire! Allora,

facciamo un cavallo finto e in cento
c’entriamo dentro. Dopo, a un certo punto,
usciamo per mandarli alla malora,
questi troiani!” L’idea fu un portento.

Quei poveracci, presi alla sprovvista,
non ebbero più un attimo di pace;
Cassandra, che pure era un po’ malvista,

fu violentata da un greco, Aiace,
che finì come a Natale un cappone,
ammazzato da Atena e Posidone.

Written by matemauro

29-12-2009 at 16:18

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La morte di Patroclo

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Patroclo
Er dolore de Achille

“Patroclooo!!!” Un urlo attraverza er campo
de l’Achei; hanno riferito a Achille
ch’er compagno suo de mille e mille
battaje nun ha ppiù trovato scampo.

Piagne, affranto da ’r dolore, er fijo
de Peleo; mo’ vole recupera’
er corpo de ’o scudiero, ma sarà
ostica l’impresa, ché pe’ puntijo

li troiani nun je lo vonno da’.
’N’artra battaja je tocca sfera’,
e dopo ave’ vennicato l’amico

ammazzanno Ettorre, in campo nemico
ne strascina le spoje, pe’ tre vorte,
presago che avrà l’istessa sorte.

Il dolore di Achille

“Patroclooo!!!” Un urlo attraversa il campo
degli Achei; hanno riferito ad Achille
che il suo compagno di mille e mille
battaglie nun ha trovato scampo.

Piange, affranto dal dolore, il figlio
di Peleo; ora vuole recuperare
il corpo dello scudiero, ma sarà
ostica l’impresa, perché per puntiglio

i troiani nun glielo vogliono consegnare.
Un’altra battaglia gli tocca sferrare,
e dopo aver vendicato l’amico

ammazzando Ettore, in campo nemico
ne trascina le spoglie, per tre volte,
presago che avrà la stessa sorte.

[In testa: Pittore di Kleophrades, Cratere a calice attico a figure rosse con la deposizione di Patroclo, 500-490 p.e.v.]

Written by matemauro

25-12-2009 at 20:05

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Ancora l’Iliade…

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… e quella de li dei

Ne ’r mentre che fiottava er sangre umano
intorno a Troia, li dei mica staveno
a riposo; seeh, co’ ’r cazzo! Lottaveno
e faceveno puro ’n gran baccano.

Le prime a buttasse ne la mischia
(manco a dillo) so’ Era e Atena,
che pe’ la mela ancor soffreno pena
e Paride la vita sua arischia.

Apollo co’ Artemìde, su’ sorella,
parteggeno ’nvece pe’ li troiani.
Zeuse, er più de ponte, è neutrale,

ma se sa pe’ chi c’ha ’n occhio speciale.
E sopra a tutti ce sta Atropo*, quella
che tie’ le sorti de tutti l’umani.

… e quella degli dei

Mentre scorre sangue umano
intorno a Troia, gli dei non stanno mica
a riposo; macché manco per niente! Combattevano
e facevano anche un gran baccano.

Le prime a buttarsi nella mischia
(manco a dirlo) sono Era e Atena,
che soffrono ancora per via della mela
e Paride ci rischia la sua vita.

Apollo con Artemide (sua sorella)
parteggiano invece per i troiani.
Zeus, il più importante, è neutrale,

ma si sa per chi ha una considerazione speciale.
E sopra tutti c’è Atropo*, quella
che ha in mano le sorti di tutti gli umani.

* Atropo è quella delle tre Parche che taglia il filo rappresentante la vita di un essere umano, decidendo così, a suo piacere, quando deve morire. Si veda questo mio sonetto di qualche tempo fa.

[In testa: frammento di ceramica greca del periodo attico con scene dall’Iliade]

Written by matemauro

21-12-2009 at 22:14

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A grande richiesta…

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rubens-Achille_pau
La battaja de l’omini…

“Lassatece passa’, semo l’Achei;[1]
de la Troade semo li mejo eroi,
dovete facce largo puro voi
ch’accanto a noi combatteno li dei!”

“Fatece largo che passamo noi,
’sti giovinotti fatti co’ ’r pennello,
d’Achei ne faremo ’n gran macello,
poi sacrificheremo cento bbôi!”

Saliveno ’ste grida fino a ’r cielo:
Achille contro Ettore, Aiace
e Fereclo a duello, Automedonte

ch’ammazza Areto… ’nzomma, ’no sfacelo.
Difficile davero trova’ pace
ne la piana sotto a l’Ileo monte.

La battaglia degli uomini…

“Fateci passare, siamo gli Achei;
della Troade siamo i migliori eroi,
dovete farci largo anche voi
ché accanto a noi combattono gli dei!”

“Fateci largo che passiamo noi,
questi giovanotti dipinti col pennello,
di Achei ne faremo un gran macello,
poi sachificheremo cento buoi!”

Salivano queste grida fino in cielo:
Achille contro Ettore, Aiace
in duello con Fereclo, Automedonte

che uccide Areto… insomma, uno sfacelo.
Difficile davvero trovare pace
nella pianura sotto il monte d’Ilio.

[1] L’inizio di questa strofa e della successiva richiamano due popolari canzoni romanesche.

[In testa: Pieter Paul Rubens, Achille trafigge Ettore, 1630-1635]

Written by matemauro

19-12-2009 at 16:12

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L’ira di Achille

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L’ira de Achille

Vojo canta’ così, diva sognata,[1]
damme le parole pe’ ’r prode Achille:
er pie’ veloce faceva scintille,
ma sempre co’ la faccia incazzata.

Agamennone, de l’Achei (che noi
conoscemo come grechi) capoccia,
un giorno, risvejato da ’a bisboccia,
mannò a Achille
“oi kakòi nekròi”[2].

A ’r Pelide sartò la mosca a ’r naso,
co’ tutto che quello era er zuo re;
lo stava pe’ spedillo su ’r Parnaso

si Atena, che ’nventò la scienza,
nun je diceva: “A fijo de Pele’,
carma li bollori, damme ubbidienza!”

L’ira di Achille

Voglio cantare così, diva sognata,
dammi le parole per cantare Achille;
il pie’ veloce faceva scintille,
ma sempre con la faccia arrabbiata.

Agamennone, degli Achei (che noi
conosciamo come greci) il capo,
un giorno, risvegliatosi da una libagione,
mandò ad Achille “oi kakòi nekròi”.

Al Pelide saltò la mosca al naso,
con tutto che quello era il suo re;
stava per spedirlo in Paradiso

se Atena, inventrice della scienza,
non gli avesse detto:“Figlio di Peleo,
calma i bollori, prestami obbedienza!”

[1] Verso d’inizio di una serie infinita (in endecasillabi, naturalmente…) di stornelli romaneschi.
[2] In greco, letteralmente, “i cattivi morti”, dunque sta per “li mortacci”.

[in testa: Giovanni Battista Tiepolo, Atene impedisce ad Achille di uccidere Agamennone, 1737]

Written by matemauro

17-12-2009 at 21:55

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La guerra di Troia (prologo)

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rubens’A guera de Troia (Introduzzione)

A ’r matrimogno de Peleo e Teti,
Erisse nun la vorzero ’nvita’;
lei, tignosa, se vorze rifa’:
“Je tiro ’na mela a ’st’anarfabbeti,

vedrai come attaccheno a litiga’!”
E ce credo! Pe’ falli incazza’, poi,
c’aveva scritto: “Alla più bbella”. Te poj
immagina’ che robba! Pe’ sbriga’

la faccenna je toccò scommoda’
Paride e poi Afrodite; je disse:
“Damme ’na mela e faccio ’nnamora’

de te Elena”. Fu ’n’apocalisse!
E Menelao: “Nun c’è scappatoia:
bisogna mette a fero e foco Troia!”

La guerra di Troia (Prologo)

Al matrimonio di Peleo e Teti
Eris non la vollero invitare;
lei, caparbia, si volle vendicare:
"Gli tiro una mela, a questi analfabeti,

vedrai come cominciano a litigare!"
Ti credo! Per farli arrabbiare, poi,
ci aveva scritto: "Alla più bella". Ti puoi
immaginare che successe! Per finire

la questione, le toccò scomodare
Paride e poi Afrodite; disse:
"Dammi una mela e faccio innamorare

di te Elena". Fu un’apocalisse!
E Menelao: "Non c’è scappatoia:
bisogna mettere a ferro e fuoco Troia!"

[In testa: Pieter Paul Rubens, Il giudizio di Paride, 1638]

Written by matemauro

15-12-2009 at 17:24

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