Archive for the ‘varie’ Category
Bossi & Clyde
«La gente ci dice prendetevi le banche e noi lo faremo.»
(Umberto Bossi, 14 aprile 2010)
Favola cherokee
Scomparsa di un fisico siciliano – 3ª e ultima parte
Secondo gli accertamenti della polizia, comunque, la sera del 26, alle ore 19, Majorana si imbarca sul “postale” per Napoli; e a Napoli sbarca l’indomani, alle 5.45. Che il viaggio sia stato effettuato fino allo sbarco a Napoli, lo dice il biglietto di ritorno, che è stato consegnato e si trova presso la direzione della “Tirrenia”. Che nella cabina, corrispondente a quella assegnata dal biglietto a Ettore Majorana, abbia viaggiato una persona che poteva essere lui, lo dice un altro occupante della stessa cabina, anche se la testimonianza non convince fino in fondo la polizia.
«I morti si trovano; sono i vivi che possono scomparire.»
Come a dire che una persona della genialità di Majorana, se avesse voluto organizzare la propria “scomparsa”, non avrebbe incontrato alcuna difficoltà. Soprattutto a fronte di una polizia e di una magistratura che badava più ad arrestare e condannare gli antifascisti che ad altro; si pensi, per esempio, al “caso Girolimoni”, avvenuto a Roma qualche anno prima, quando ancora il fascismo non aveva completamente permeato polizia e magistratura: un uomo, sicuramente innocente, venne arrestato per il rapimento, lo stupro e l'omicidio, in un intervallo di tre anni, di sette bambine; così il regime ebbe un “mostro” cui addossare la colpa, salvo il fatto, completamente passato sotto silenzio dalla stampa ormai totalmente imbavagliata, che Girolimoni venne poi scagionato senza nemmeno arrivare al processo e il vero colpevole (probabilmente un alto prelato anglicano) non venne mai scoperto.
In testa: l’ultima lettera di Majorana a Carrelli.
Un sonetto in dialetto dedicato a mio padre
L’auguri a mi’ padre pe’ san Giuseppe
Spigolature
In questo affaire di formighini e polveroni la Lega si ritrova proprio male: sempre pronta a esorcizzare la certezza della pena, ora si ritrova a dover difendere l'indifendibile. D'altronde, mi chiedo come si fa a sostenere la “certezza della pena” se non c'è, prima e a fortiori, la “certezza del diritto”, se ogni volta che qualche potente viene incastrato dalla legge si fa una legge ad hoc per svicolare… È proverbio italiano fin nel profondo quello secondo il quale “fatta la legge, trovato l'inganno”…
Meditate, gente, meditate…
Il cielo cade
Friniscon le cicale su al Focardo,
risuonan di fanciulli le risate,
la mente allegra, le gote arrossate,
di vita e amore appetito gagliardo.
Finisce presto il tempo di giocare:
foschi corvi sorvolano le selve,
su pei monti s’aggirano le belve
in cerca d’una preda da sbranare.
C’è una famiglia intera, su al Focardo:
eguali, eppur si scoprono diversi,
ché i sanguinari a loro sono avversi.
Mi preme rimembrar destin beffardo:
tolta la vita avranno tre di loro
e il quarto, poco dopo, farà coro.
Il cielo cade è un libro di Lorenza Mazzetti, scrittrice e regista italiana, nel quale ella riporta in modo pressoché autobiografico gli avvenimenti nella villa del Focardo fino all’agosto 1944. Dal libro è stato tratto nel 2000 l’omonimo film con Isabella Rossellini, per la regia di Andrea e Antonio Frazzi, sceneggiato da Suso Cecchi D’Amico e musicato da Luis Bacalov.
Le testimonianze pubblicate o comunque tramandate sull’eccidio della famiglia Einstein-Mazzetti sono numerose: da un loro raffronto incrociato, molti dettagli risultano discordanti e divergenti. Il rispetto per la memoria delle vittime e per la sensibilità dei parenti ancora vivi mi spinge a ricordare quella terribile tragedia nella semplicità dei fatti sicuramente certi.
Robert Einstein, cugino di Albert Einstein (erano rispettivamente figli dei fratelli Jakob e Hermann Einstein), si sposò a Roma con Nina Mazzetti, figlia di un pastore protestante. Dal matrimonio nacquero Luce, la primogenita, e Annamaria, chiamata affettuosamente Cicì. In un secondo tempo, la famiglia accolse le due nipoti gemelle, Paola e Lorenza, rimaste prematuramente orfane, figlie del fratello di Nina Mazzetti. Alla fine degli anni trenta, la famiglia si trasferì a Firenze, e acquistò la villa del Focardo, a Rignano sull’Arno, per trascorrervi i mesi estivi. Dopo l’8 settembre 1943 la situazione precipitò e divenne ancor più difficile nei mesi successivi, quando i soldati tedeschi occuparono tutte le ville dei dintorni, che diventarono centri di comando della resistenza nazista all’avanzata anglo-americana e alle azioni belliche dei partigiani.
Fin dai primi giorni del novembre 1943 la villa di Robert venne occupata da un reparto di soldati tedeschi. Robert diede ascolto agli insistenti consigli degli amici e si rifugiò nei boschi circostanti, insieme ad alcuni partigiani. Il 3 agosto, l’ultimo giorno di permanenza dei tedeschi nella zona, arrivò un reparto di soldati (forse SS, ma più probabilmente un reparto della Wehrmacht, l’esercito tedesco, appositamente costituito per ricercare Robert). La sera interrogarono ripetutamente le figlie e la moglie di Robert, poi le fucilarono, risparmiando però Lorenza e Paola, che avevano cognome italiano; prima di andarsene, diedero fuoco alla villa. Robert, che si trovava nelle vicinanze, vedendo le fiamme, accorse subito e, scoprendo l’assassinio della moglie e delle figlie, tentò invano il suicidio.
Il giorno successivo alla strage, nel giardino della villa venne ritrovato un foglio, attualmente l’unico documento semi-ufficiale sulla vicenda. Vi si legge: “…abbiamo giustiziato i componenti della famiglia Einstein, rei di tradimento e giudei”. Qualche giorno dopo arrivò un maggiore della Quinta armata statunitense, Milton Wexler, ex studente di Albert Einstein e incaricato probabilmente da lui di trovare il cugino. A settembre il maggiore scrisse una lettera ad Einstein informandolo che la moglie e le due figlie di Robert erano state uccise per mano dei nazisti, ma che lo stesso Robert era rimasto incolume. A novembre lo stesso Robert scrisse una lettera al cugino, informandolo che la Commissione americana per i crimini di guerra aveva già avviato le indagini e gli chiese aiuto per ottenere l’identificazione e la condanna degli assassini. Il 13 luglio 1945, in occasione dell’anniversario del suo matrimonio con Nina, Robert Einstein si suicidò tra i resti della villa incendiata. È sepolto oggi accanto alla moglie e alle figlie, nel cimitero di Rignano.
I responsabili della strage non sono mai stati identificati.
La foto in testa è l’unica ritrovata tra i resti dell’incendio della villa del Focardo e raffigura Robert Einstein con la moglie Nina. È impressionante la straordinaria rassomiglianza di Robert con il cugino Albert.
Penny è la protagonista-narratrice del libro di Lorenza Mazzetti, il cui titolo deriva da un sogno che la bambina fa qualche notte prima della tragedia, nel quale, appunto, le cade il cielo addosso; i giorni successivi tutti i bambini con le mani alzate a tentare di fermarlo…
La frase "sono stata «uguale» a loro nella gioia e «diversa» al momento della morte" è nella postfazione-dedica del libro.
Fred Buscaglione
Per i grandi artisti bisogna dilungarsi ben poco, ci hanno insegnato; è anche vero che per i grandi artisti, proprio per questa loro valenza superiore, la ricerca non è mai abbastanza. È questo il caso di Fred Buscaglione, famoso in Italia nei tardissimi anni 50 per una serie di uniche e suggestive criminal songs, elemento solo piccola parte di una ben più complessa ed intensa attività.
Arrangiamenti sincopati, accostamenti di strumenti fuori dalla norma, scelte armoniche ardite per lo stile melodico dell’epoca e un costante, raffinato amore per lo swing. uno stile accattivante e compromettente che gli permetteva di sbilanciarsi. Tutto questo, che evidentemente era già in nuce in lui, è stato in qualche maniera amplificato dal caso: Buscaglione, chiamato alle armi nel 1943, venne presto catturato dagli americani e imprigionato in un campo in Sardegna. Lì, mentre fischiettava Stardust venne notato da un sergente di colore che lo convocò nella banda italo-americana di ispirazione jazzistica. Per Fred fu la svolta.
Al grande pubblico, nel 1956, bastarono poche apparizioni televisive per capire Buscaglione; era così chiaro che dietro i baffetti c’era una grande bontà, una grande normalità, una confidenza che persuase immediatamente tutti.
Con quelle canzoni tutti si sentirono un po’ come i personaggi descritti e lui divenne il maestro di cerimonie di una graziosa distrazione con solide radici artistiche.
Le criminal songs erano soltanto una parte di una più robusta ossatura letterario-musicale. Per esempio, Teresa non sparare è una sorta di reportage giornalistico dell’epoca con tanto di omissione di cognome, sottolineato da una semplice ed effettistica sonorizzazione. Quella che Fred descrive è una Italia che si incammina, nel periodo del boom economico, sulla strada del quotidiano, fischiettando, sfogliando il giornale, soffermandosi con stupore su una notiziola di cronaca nera, dimenticata dal redattore in chissà quale angolo e amplificata dal bisogno popolare di identificarsi nell’altrui commedia quotidiana.
La Luna, l’acqua e l’aria
La Luna, l’acqua e l’aria
L’ultimo sonetto
Cala il sipario
È qualche tempo ormai che ogni sonetto
e ogni post, anche se ci sto attento
(ai doppi sensi, al taglio, all’argomento),
mi lasciano un sapore di già detto.
E da quanto mi frulla in mente questo pensiero
la scrittura scorre sempre più a rilento;
mi sono quasi stufato di questa attività,
è un bel po
Amici, non prendetemi per matto
se dico che i post sono finiti:
in fondo, questo è il momento adatto;
per carità, ci siamo divertiti,
e di più di uno sono soddisfatto,
ma forse le idee si sono esaurite…