matemauro

Di matematica ma non soltanto…

Valcorvina e il mistero del centro benessere – Cap. 8°

with 14 comments

incatenataCapitolo 8°

Il neonazista trova il resto della casa vuoto, la finestra della cucina è aperta e la grondaia è spezzata, la ragazza è riuscita a fuggire… deve fare in fretta. Da quel punto di vista riesce ad avere una panoramica di tutto l’isolato; decide di tirar fuori il pezzo forte dallo zaino, il binocolo per visione notturna dell’esercito americano, da lui potenziato. Lo attiva e inizia a scandagliare in giro.

Tutto l’isolato sembra vuoto, nessuno ha sentito il trambusto… ma dov’è la donna? Decide di affacciarsi da un’altra finestra, vicino a dove giace il corpo del poliziotto. Di qui si vede solo campagna, ma un movimento quasi fuori portata attira la sua attenzione… eccola là, sta andando verso i campi, cercando di nascondersi. Sorride, la situazione inizia a divertirlo.

Katia prova sempre più dolore alla caviglia ma non si ferma, si guarda in giro… nessuno. Deve continuare, oppure sarà la fine. Si dirige con grande difficoltà verso l’aperta campagna, deve cercare di mettere più strada possibile tra sé e l’assassino.

L’inseguitore scende velocemente le scale dirigendosi nella direzione dove ha visto la donna. Con veloci falcate le si avvicina, poi riattiva il binocolo osservando in giro. Prende un po’ di fiato, ne ha sempre di meno purtroppo ma è in vantaggio, è buio per lei, non può vederlo e la notte è senza luna. Ecco, non ci sono problemi, la sua esperienza militare gli è molto d’aiuto e in breve si trova vicinissimo alla vittima.

Katia arranca ancora di qualche metro, non ce la fa più… sente dei rumori alle sue spalle, poi l’uomo l’afferra. Cerca di sfuggirgli, grida ma poi viene investita da un forte getto di gas dal sapore agro-dolce, nauseante. Cade a terra, addormentata. L’uomo le è sopra, la gira. Controlla il battito mettendo due dita sulla carotide della giovane, tutto normale. La solleva, è molto leggera, la porta nel greto asciutto di un canale e la lascia in quel posto mentre va a cercare un mezzo.

Lo trova poco dopo in una vicina casa colonica. È una vecchia Fiat che apre con un filo di ferro e mette in moto con lo stesso sistema. L’auto gracchia, tossisce, poi si mette finalmente in moto, conducendo l’ex militare dalla ragazza, che è ancora nel mondo dei sogni.

Il rapitore percorre qualche chilometro al buio usando il visore infrarosso per guidare, un’esperienza che aveva già fatto, molto scomoda, ma utile in casi come questo; alla fine trova un casolare abbandonato; parcheggia e vi entra, scoprendo che all’interno sono rimaste molte catene di vecchi argani usati per il sollevamento di chissà quali macchinari ora dismessi. Esce a prendere la donna, si sta risvegliando, deve fare in fretta. La poggia a terra mentre le passa attorno al corpo la vecchia catena arrugginita, bloccandole le braccia. L’estremo rimasto libero viene assicurato a un anello infisso sul muro… perfetto, manca solo un pezzo di nastro adesivo sulla bocca per non farla gridare… ecco! Adesso può andare a liberarsi dell’auto.

È notte quando dalla centrale arriva una telefonata, è successo qualcosa di brutto nell’appartamento di Stefano, l’agente di sorveglianza è morto, la donna sparita. Valcorvina e Vacchetta salgono velocemente in auto per recarsi alla casa.

C’è il caos più totale, stanno già facendo i rilievi: è avvenuta una colluttazione, la donna deve aver cercato di fuggire per i campi, diverse squadre della polizia iniziano la ricerca.

Stefano è troppo sotto tensione e Luca lo rispedisce nella sala operativa: se c’è qualcuno con cui avere uno scontro a fuoco non lo vuole tra i piedi. A malincuore, l’ispettore obbedisce.

Cosa succede? Katia si sveglia dal sonno, è ancora intontita. Fa buio e si sente le braccia bloccate. Cerca di mettersi in piedi ma proprio non ce la fa. Dov’è stata portata?

Il tedesco la osserva, a pochi metri da lei. Il visore notturno la mostra in tonalità verdi, non capisce la sua bellezza. Ma potrà rimediare con l’arrivo dell’alba.

Poche ore dopo, passate a sentire il respiro accelerato della ragazza, un pallido sole sbuca tra le travi del tetto marcio della baracca.

I raggi del sole cadono proprio su di lei che inizia a guardarsi in giro. Si avvicina, rischia ancora un po’ spruzzandole altro gas in faccia che la fa piombare nuovamente in un sonno profondo. La libera dalla catena, le tocca le spalle, il collo. Le dà un bacio in fronte. È bella, come una bambola. Gli spiace doversi disfare di lei. Respira bene adesso, le massaggia le braccia ricoperte di lividi. La caviglia è gonfia ma non rotta, è stata fortunata con quel volo, deve essere molto agile.

Con una mano le accarezza un seno, piccolo, sodo.

È bellissima così mentre sta dormendo, fragile come la porcellana. Decide di lasciarla com’è per ammirarla. Le rimette la catena attorno al corpo, non troppo stretta e l’assicura nuovamente all’anello.

Dopo un’ora, la donna si risveglia girandosi lentamente di lato, verso di lui, con movimenti lenti, fluidi; si stiracchia, ancora nel mondo dei sogni; l’uomo la guarda, inebetito.

Katia piega un braccio, apre un occhio osservandolo, non capendo cosa stia succedendo, poi gira la testa, alzandola per vedere cos’è che le pesa sulla pancia. In quel momento realizza di essere in pericolo, meccanicamente cerca intorno a sé una via di fuga che non c’è, lo guarda, presa dal panico cerca di togliersi la catena ma lui le fa un giro attorno al collo.

– Ssst, stai ferma e vivrai… ok?

Katia si agita maggiormente, ma più si muove più la catena si stringe attorno a lei… non sa che fare, gira la testa verso l’uomo, gli occhi lo supplicano, si volta di lato, lo guarda, terrorizzata.

È troppo, ha fatto una cazzata, non può ucciderla, è così innocente. Le spruzza ancora del gas, facendola ripiombare in un sonno profondo. Il corpo della donna lentamente si affloscia; lui aspetta, poi la libera dalla catena; non è uno di quelli che fa del male alle donne, l’esercito non gli ha insegnato questo. Ha ceduto alla tentazione di rapirla, di averla sempre con sé, ma è un amore impossibile; adesso deve lasciarla stare e andarsene. È un rischio, ma vuole lasciarla vivere.

Questa volta il killer ha lavorato molto male, lasciando in giro un sacco di tracce e impronte, quasi voglia farsi prendere. La scientifica sta già facendo i rilievi, mentre il cadavere del poliziotto viene inviato in obitorio, purtroppo sarà compito di Valcorvina avvisare la famiglia, anche se è una cosa che gli pesa assai.

Non c’è tempo da perdere, bisogna trovare la ragazza, sperando che sia ancora in vita. Fa una telefonata, sente per primo il vicequestore che gli dà il via libera, poi chiama rinforzi. In breve tempo viene allestita in zona una colossale ricerca: un elicottero, molte unità di carabinieri, la guardia di finanza fornisce alcune pattuglie che assieme alla polizia battono il terreno, inizialmente senza risultato.

Passano molte ore durante le quali si sente spesso con Stefano per rassicurarlo, le ricerche si estendono per raggi sempre più ampi e quando Luca comincia a perdere le speranze, ecco arrivare una buona notizia: – Unità due a comando, passo.

– Avanti unità due, qui comando.

– L’abbiamo trovata! Commissario, sta bene, è viva. Si trova in un casale abbandonato, impaurita ma sostanzialmente a posto. L’ambulanza sta arrivando, passo.

– Ottimo, agente, attendete l’arrivo delle squadre tre e quattro.

Valcorvina chiama subito Stefano per rassicurarlo, poi sale a bordo di un fuoristrada assieme a due agenti e velocemente raggiunge la baracca.

La ragazza è stata appena caricata in ambulanza quando lui entra nel grande locale, anche qui tracce di tutti i tipi: cartacce, sacchetti di merendine, una bottiglia di aranciata semivuota… cosa sta succedendo? Il killer aveva iniziato con grande tecnica, ora sembra quasi voglia essere preso… ma perché?

Il tedesco sta passeggiando lungo il Corso, diretto a piazza Venezia. È vicino alla grande sagoma del Vittoriano, sta male, deve avere la febbre alta. Si è appena comprato un pacchetto di sigarette e un accendino, è meglio riprendere a fumare, tanto ormai…

Seduto a un tavolo di un piccolo bar che si affaccia sulla piazzetta san Marco, davanti a uno stupendo palazzo seicentesco, si guarda in giro, cercando di rilassarsi. Accende una Marlboro soffiando una nuvoletta di fumo azzurro davanti alla bocca. Beve due sorsate di birra fresca; non gli rimane molto, vendetta è stata compiuta, deve solo tornarsene in Germania, poi…

Written by matemauro

29-01-2010 a 14:28

Pubblicato su racconti, valcorvina

14 Risposte

Subscribe to comments with RSS.

  1. peccato per il povero poliziotto! però nella storia ci sta…

    al prossimo capitolo!

    chissà qual’era la "vendetta"…

    c. 

    h2no3

    29-01-2010 at 15:04

  2. ma quanti capitoli saranno alla fine?. Mi sa che non resisterò, e leggerò  i primi otto durante il fine settimana :-)))

    Vado di stampa. Ciao

    Athenaromana

    29-01-2010 at 15:16

  3. ammazzate che foto !!!!
    valcorvina sadomaso ???
    a mauroooo !!!!

    stefanover

    29-01-2010 at 17:12

  4. Non ti spaventare, non sono un fantasma, sono proprio io.
    Baci

    cugpref

    29-01-2010 at 21:30

  5. Avvertimi quando arrivi all’ultimo capitolo così me li leggo tutti insieme, come gli altri.

    Ciao

    cugpref

    29-01-2010 at 21:36

  6. Che suspence!! Redcats

    redcats

    29-01-2010 at 21:46

  7.  Devo leggere gli ultimi due sn rimasta indietro..

    Angelesey

    29-01-2010 at 22:54

  8. Mi ha messo tristezza.

    xdanisx

    30-01-2010 at 00:02

  9. avevo ragione io..una DIVINA COMMEDIA  a fascicoli…

    luigi7

    30-01-2010 at 10:18

  10. valcorvina c’ha le tette???

    phederpher

    30-01-2010 at 13:15

  11.      peccato ,  mi piaceva il poliziotto, ma so’ sempre sfigati.    Certo p. Venezia fa un brutto effetto, strano poi al tedesco. 

    penny46

    30-01-2010 at 16:47

  12. e poi ?

    Francesco071966

    30-01-2010 at 19:27

  13. Quando leggo sempre c’è un’espressione che chiuso il libro vive di vita propria.
    Ora, quì (accento sulla ì  ) sono intorcinata sulla sedia davanti al monitor eppure:

    " fragile come la porcellana"

    si porta dietro un brivido e l’immagine della fragilità di ogni donna violata o sopraffatta.

    sherauninchinoeunabbraccio

    sherazade2005

    30-01-2010 at 19:47

  14. Ci deve essere una sorpresa, questo cattivo sembra buono, ci sarà una ragione, mah! staremo a vedere nella prossima puntata. Ciao Mauretto

    ozne

    30-01-2010 at 21:42


Scrivi una risposta a Athenaromana Cancella risposta